
Le fonti storiche dicono…
Le particelle intorno alla zona del castello erano di proprietà del comune, che possedeva anche un appezzamento di terreno immediatamente a nord dell’edificio, attualmente occupato dalla scuola.
Tale superficie all’epoca del catasto era utilizzata come cimitero del paese. La presenza di questo antico luogo di sepoltura non sembra aver lasciato tracce nella memoria collettiva, che invece si focalizza sull’esistenza del castello favorendo la nascita di varie e colorite leggende narranti tesori scomparsi e tunnel misteriosi.
Le interviste alle persone del paese
Mirco, nato nel 1954, ci racconta come erano le scuole quando lui aveva la nostra età.
L’attuale edificio scolastico, costruito negli anni Sessanta, non era ancora dotato delle sezioni medie ed elementari. Quando Mirco era piccolo, qui c’erano solo le elementari ed alcune classi delle medie. Mirco ha fatto le medie in parte dove adesso c’è la Casa della Gioventù e in parte nel nostro edificio della scuola. Le classi allora erano molto numerose ed erano divise tra ragazzi e ragazze. Nella sua classe per esempio c’erano 26 bambini. Anche nelle frazioni c’erano molti bambini. In molte frazioni c’erano le scuole elementari, ma per fare le medie i bambini venivano portati qui con un pulmino che era guidato dal papà della Patrizia Agnetti. Quando i bambini sono diminuiti anche nelle frazioni, piano piano le scuole sono state chiuse e anche per fare le elementari i bambini hanno cominciato a venire qui a Berceto.

Mirco ricorda che nell’edificio della Casa della Gioventù, oltre che esserci alcune classi delle medie, c’era l’unico campo sportivo dove i giovani di Berceto giocavano soprattutto a calcio. Anche l’ora di ginnastica della scuola si faceva nel campo all’aperto perché in quell’edificio non c’era una palestra al chiuso. In inverno i ragazzi spesso dovevano portare da casa legna da ardere nella stufa della scuola. La struttura della Casa della Gioventù era simile a com’è oggi. Lì ci sono state anche alcune classi delle superiori. Erano scuole professionali per elettricisti. Si arrivava fino alla terza. Alcune aule utilizzate dagli elettricisti erano quelle delle ex elementari.
Mirco ricorda che, sempre alla Casa della Gioventù, una volta all’anno si facevano i Giochi del Ducato che erano organizzati dal Comune di Parma. Erano sempre nuovi giochi mai visti e la finale era svolta a Parma, in particolare si ricorda la finale del 1967.

I giochi erano molti, a parte i tornei del Ducato e il calcio, Mirco con i suoi amici giocava con i tappi di bottiglia con sopra le figurine dei giocatori che spesso venivano scambiate. Non si faceva commercio sul materiale scolastico ma si scambiavano le figurine o i tappini. Per fare i tappini i ragazzi andavano nella discarica che c’era in fondo al paese, presso il Rio. Andavano a recuperare i vetri rotti, li limavano con i sassi e chiudevano la fotografia del giocatore tra il tappo e il vetro. Poi prendevano lo stucco il quale veniva usato per tappare il tutto.
L’organizzazione dell’insegnamento era diversa da come è oggi, per esempio era più nozionistica e ci si basava molto di più sulle cose studiate a memoria. I maestri e i professori erano temuti. Ci si alzava quando il professore entrava in aula. Alcuni erano di Berceto, ma molti venivano da lontano con le corriere. Per esempio Mirco ricorda un maestro che veniva da Varsi.
Le materie scolastiche erano come quelle d’oggi ma erano chiamate diversamente (per esempio Tecnologia a quei tempi si chiamava Educazione Tecnica). Si avevano tanti compiti da fare a casa. C’erano libri come oggi, ma ce n’erano pochi. Alle medie si portava un elastico di gomma con avvolti i libri oppure si portavano dentro alle cartelle, non agli zaini. Alle elementari i vestiti erano uguali per tutti gli studenti, ovvero si portava la divisa nera con un fiocco rosso per i maschi e uno rosa per le femmine.
Le scuole iniziavano sempre il primo di ottobre e finivano a metà giugno. I pomeriggi non si facevano mai, ma si andava a scuola anche il sabato mattina. Le lavagne erano d’ardesia e si usavano per scrivere gli esercizi. Non c’erano quelle elettroniche. Se si faceva il monello ti mettevano dietro alla lavagna per farti comunque ascoltare la lezione. Ancora oggi ci sono delle punizioni terribili in alcune scuole. Per esempio anche i nuovi studenti che vengono dalla Nigeria e dall’Iraq raccontano di come sono le punizioni nei loro paesi. In Iraq la punizione per i monelli è di stare con un piede e un dito in equilibrio per quasi tutta la giornata e in Nigeria quello di stare piegati con un dito su un piede per molto tempo.
Prima che ci fossero le scuole dove siamo oggi, nei secoli passati c’era un grande castello. Secondo Mirco c’erano anche le mura a Berceto, attorniate da quattro porte con quattro guardiani. Il castello piano piano è stato smontato dalla gente per farci le case.
Nel periodo in cui la scuola è stata trasferita dove siamo noi adesso, sopra ai ruderi del castello c’era un prato. I bambini ci andavano a giocare e si faceva ginnastica: era tutto un campo.

Prima ancora che al castello e alla casa della Gioventù, c’è stato un periodo in cui le scuole erano dove adesso c’è il museo accanto al duomo, dunque nel centro di Berceto. Un’altra scuola fu costruita nella piazza Salvo d’Acquisto, dove c’è una parte dalla caserma della polizia.
I nostri ricordi legati al luogo

Il ricordo più bello che ho avuto è stato l’ultimo giorno di scuola alle elementari: mangiavamo pane e Nutella fuori nel cortile e ballavamo nel corridoio. C’erano i miei compagni e altri alunni e la maestra ci chiamava per venire a mangiare.